Il Microcredito Di Libertà, La Prospettiva Dell’associazione Bancaria Italiana

Print Friendly, PDF & Email

Raffaele Rinaldi
Associazione Bancaria Italiana (Abi)

IL MICROCREDITO DI LIBERTÀ, LA PROSPETTIVA DELL’ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA

L’Associazione Bancaria Italiana (ABI) ha aderito con convinzione all’iniziativa del Microcredito di Libertà promossa dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, lavorando con l’Ente Nazionale per il Microcredito, la Federazione delle Banche di Credito Cooperativo e la Caritas Italiana con l’obiettivo di mettere a disposizione delle donne che subiscono violenza, anche economica, negli ambienti domestici, un nuovo strumento per sostenere concretamente l’emancipazione e la possibilità di intraprendere un nuovo percorso di vita.

Esso è un tassello importante che si inquadra nella strategia di ampio respiro, adottata dall’ABI per valorizzare il ruolo sociale delle banche sul territorio, nell’ambito delle comunità di riferimento.

Sono infatti ormai diversi anni che l’ABI, in accordo con i propri Associati, ha intrapreso un percorso di impegno sui temi del sociale, con particolare riferimento alla promozione della parità di genere e della lotta contro ogni forma di discriminazione o di violenza sulle donne negli ambienti di lavoro o domestici, in linea con gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU.

In quest’ambito sono state realizzate numerose iniziative. Tra queste è stata stipulata nel 2019 la Carta “Donne in banca: valorizzare le diversità di genere”, con la quale si intende sempre alta l’attenzione sul valore della diversità di genere come una risorsa chiave per lo sviluppo, la crescita sostenibile ed elemento di positività in tutte le aziende.

Le banche hanno aderito con convinzione alla Carta; attualmente vi aderiscono gruppi bancari e banche individuali rappresentativi di più del 90% del totale del settore (per totale attivo e per numero di dipendenti), che sono coinvolti in numerose iniziative e progettualità sul territorio, a favore delle comunità di riferimento e dei propri dipendenti.

Sul fronte del contrasto alla violenza sulle donne l’ABI, insieme ad alcune delle principali sigle sindacali del settore bancario (Fabi, First-Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Unisin Falcri Silcea Sinfub), a novembre 2019 ha anche sottoscritto uno specifico Protocollo d’intesa, aperto all’adesione delle proprie associate.

Aderendo a questo Protocollo, le banche si impegnano a sospendere il pagamento della quota capitale dei mutui ipotecari e di credito ai consumatori, con il corrispondente allungamento del piano di ammortamento, per un periodo fino a 18 mesi, nei confronti delle donne inserite in percorsi certificati di protezione, che si trovino in difficoltà economica.

Lo scorso 25 novembre, l’ABI, in stretta sinergia con il Dipartimento per le Pari Opportunità e la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio (FEDUF), ha anche realizzato una specifica campagna di comunicazione in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. A questa poi è seguita l’8 marzo 2024, in occasione della festa delle donne, la pubblicazione di una apposita Guida “LA VIOLENZA ECONOMICA: COS’È, COME PREVENIRLA, COME CONTRASTARLA”, con indicazioni concrete su come evitare e reagire alla sopraffazione economica del partner.

Per il prossimo 25 novembre, stiamo già lavorando per rendere la nostra campagna di comunicazione su questo tema ancora più incisiva e efficace.

Il Microcredito di Libertà non è dunque per ABI un’iniziativa estemporanea, ma un tassello importante della realizzazione di un disegno strategico che vede le banche in prima fila sui temi del sociale, per lo sviluppo di una società più giusta e inclusiva.

Con i partner di progetto abbiamo individuato nel microcredito lo strumento finanziario con le caratteristiche più appropriate per favorire il processo di emancipazione economica e l’inclusione sociale, sul quale abbiamo sviluppato uno schema operativo funzionale a rispondere alle specifiche esigenze delle donne vittime di violenza domestica.

L’auspicio è che il Microcredito di Libertà non debba mai essere utilizzato: questo vorrebbe dire infatti che abbiamo superato la piaga della violenza sulla donna e la cultura della prevaricazione, anche economica, dell’uomo nei suoi confronti.

È tuttavia fondamentale che questa rete di protezione sia operativa e mantenuta efficiente per assicurare alle donne vittime di violenza che, ove necessario, possano servirsene per uscire da situazioni di sopraffazione e avere opportunità di intraprendere un percorso di vita diverso.

Il Microcredito di libertà è un prodotto che per la sua definizione ha richiesto una serie di significativi approfondimenti di natura regolamentare e operativa rilevanti.

L’obiettivo che ci eravamo dati con il Dipartimento delle Pari Opportunità e gli altri partner dell’iniziativa era quello di costruire un prodotto bancario con finalità sociali, nell’ambito delle regole di mercato, a cui le donne potessero ricorrere sia per soddisfare bisogni primari di natura personale con il microcredito sociale (come le spese condominiali e per interventi di ristrutturazione straordinaria, le spese per l’acquisto di mobili o elettrodomestici indispensabili, le spese mediche, le spese per l’istruzione) sia per l’avvio di una iniziativa imprenditoriale autonoma con il microcredito d’impresa (per l’acquisto di beni o servizi connessi all’attività, il pagamento di retribuzioni di nuovi dipendenti soci lavoratori, il sostenimento dei costi per corsi di formazione aziendale.

Di conseguenza, si è dovuta disegnare la misura nel perimetro delle regole di vigilanza a cui sono soggette le banche, specialmente con riguardo alla corretta valutazione del merito di credito dei soggetti finanziati e ai rischi connessi a un loro possibile sovraindebitamento.

Va inoltre sottolineato che il Microcredito di libertà non è unicamente un’operazione di credito, ma è un servizio strutturato che accompagna le donne vittime di violenza in un percorso di emancipazione che passa anche, ma non solo, attraverso l’erogazione di un finanziamento.

Accanto alla possibilità di chiedere un credito, sono infatti previsti specifici servizi di ascolto e assistenza delle donne, le quali vengono seguite tanto nella definizione delle proprie esigenze quanto nel tracciare la progettualità da finanziare, e nello sviluppo della stessa, con un grado di specializzazione e personalizzazione maggiore rispetto alle normali operazioni di microcredito. Il tutto a costo zero per le donne beneficiarie e con un carico burocratico ridotto al minimo.

Per realizzare questo servizio si sono dovute mettere in linea le attività di una pluralità di soggetti, con cultura e operatività anche molto diverse tra loro:

  • i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio ai quali si devono rivolgere in prima battuta le donne vittime di violenza;
  • i Centri della Caritas Italiana che svolgono i servizi di tutoraggio al bilancio familiare per il microcredito sociale;
  • i Tutor iscritti nell’elenco nazionale obbligatorio convenzionati con l’intermediario selezionato dalla donna beneficiaria, per i servizi di tutoraggio del microcredito imprenditoriale, sia nella fase istruttoria che durante il periodo di rimborso del prestito;
  • l’Ente Nazionale per ilMicrocredito (ENM) che mette a disposizione dei Tutor modelli operativi e sistemi di gestione per lo svolgimento delle relative attività di tutoraggio;
  • le banche e gli intermediari finanziari che provvedono all’erogazione del finanziamento;
  • la Pubblica Amministrazione, che ha costituito presso l’Ente il Fondo di garanzia per il Microcredito di Libertà di 3 milioni di euro, suddiviso in due componenti: il “Fondo di Garanzia per il Microcredito sociale” di 2,5 milioni di euro, destinato a garantire integralmente i finanziamenti di microcredito sociale e il “Fondo Commissioni per l’abbattimento del TAEG” con una dotazione di 0,5 milioni di euro, che provvede all’erogazione delle necessarie compensazioni dei costi dell’operazione in favore delle banche sia delle operazioni di microcredito imprenditoriale sia di microcredito sociale. I finanziamenti di microcredito imprenditoriale possono invece beneficiare della garanzia del Fondo di garanzia per le PMI, alle condizioni tempo per tempo vigenti per l’operatività del microcredito.

Grazie alla regia del Dipartimento per le Pari Opportunità, sono state trovate soluzioni, anche innovative, che potranno essere da riferimento per analoghe iniziative future.

Come e più rispetto ad altre iniziative di microcredito, nel Microcredito di Libertà l’elemento che fa la differenza è la stretta connessione tra il finanziamento e la prestazione dei servizi di assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati; la qualità di tali servizi rappresenta la vera garanzia per le banche sul rimborso del credito, assicurando, da una parte, la corretta valutazione preliminare dell’ammissibilità delle domande di microcredito e, dall’altra, il necessario monitoraggio e assistenza nel corso dell’operazione.

Da questo punto di vista, la Caritas Italiana e l’ENM danno ampie garanzie di affidabilità e professionalità per lo svolgimento dei servizi di assistenza e monitoraggio delle beneficiarie, così che il Microcredito di libertà possa allo stesso tempo arrivare alle donne che ne hanno bisogno e minimizzare la spesa della PA per gli interventi di aiuto.

Le banche che in numero crescente hanno deciso di impegnarsi in questa iniziativa lo hanno fatto non certo per motivazioni economiche, ma in spirito di sostegno alle comunità in cui esse operano.

Forte è la consapevolezza che per raggiungere risultati efficaci e duraturi nel tempo, non sia sufficiente l’impegno del singolo, ma è necessario sviluppare collaborazioni per raggiungere migliori risultati.

Print Friendly, PDF & Email
© 2019 Rivista Microfinanza. All Rights Reserved.