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L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA IN UN MERCATO COMPLESSO
Microimprese – Startup
Antonio Danese
UN CONTO E’ L’IDEA, UN ALTRO E’ AVERE LE CAPACITA’ ECONOMICHE E LE CONOSCENZE FINANZIARIE PER SOSTENERLA
Complici la pandemia e il conflitto in Ucraina con i conseguenti aumenti energetici e le difficoltà di reperimento delle materie prime, siamo di fronte ad un nuovo scenario economico contraddistinto da una maggiore incertezza e da altrettante difficoltà di programmazione sul medio e lungo termine, un fattore ovviamente fondamentale per il mondo delle microimprese. Un cambiamento che investe i mercati finanziari e naturalmente l’intero Sistema Paese che le imprese devono essere in grado di gestire e se possibile cavalcare. A supporto del mondo dell’impresa, una materia sta diventando sempre di più uno strumento importante in supporto degli imprenditori e delle piccole e microaziende che ogni giorno, affrontano ostacoli normativi, fiscali, insieme alle difficoltà di accesso ai finanziamenti: parliamo dell’educazione finanziaria. Secondo la definizione dell’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l’educazione finanziaria “è un processo attraverso il quale i consumatori, i risparmiatori e gli investitori migliorano le loro capacità di comprensione dei prodotti finanziari e dei concetti che ne sono alla base”.
Enrico Maria Cervellati, tra i massimi esperti di educazione finanziaria in Italia, professore associato di Finanza Aziendale presso la Link Campus University di Roma e fondatore della società di consulenza e formazione EMC3 Solution (www.emc3solution.it), ci accompagna in un breve e intenso viaggio alla scoperta di questa materia. Per le microimprese un supporto concreto nella programmazione dell’attività e un grande impulso nell’aumentare le capacità di risposta alle difficoltà di un mercato economico sempre più complesso.
La definizione che dà l’OCSE è principalmente rivolta a consumatori, risparmiatori e investitori, dunque a persone fisiche, mentre io la estenderei a chi lavora nelle imprese che sono spesso coloro che oggi dovrebbero usufruire delle potenzialità di tale materia e che possono migliorare la loro capacità di comprensione degli strumenti finanziari. Parliamo soprattutto di piccole o microimprese dove spesso non ci sono uffici strutturati che si occupano di finanza e che oggi invece rappresenterebbero un grande punto di forza: è fondamentale sviluppare l’educazione finanziaria all’interno delle aziende, per imparare a gestire investimenti e finanziamenti e più in generali capire come la finanza può supportare l’azienda e la sua crescita, aspetti fondamentali per tutte le imprese, soprattutto per le piccole e microimprese.
Professore, più nello specifico, quali strumenti mette a disposizione l’educazione finanziaria per le microimprese? Aumenta effettivamente la competitività di un’impresa e quindi migliora il livello del sistema economico della collettività? È davvero così?
Assolutamente sì. L’educazione finanziaria offre vantaggi enormi e maggiori capacità competitive rispetto ad altre imprese: già a partire dagli anni ’90 si è sviluppata una metodologia soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti cosiddetta a “libro aperto”, dove il libro è il libro contabile, per fare dei corsi di base anche di contabilità ai singoli dipendenti. Per le aziende è fondamentale investire in formazione e quando aumenta il livello di educazione finanziaria, aumentano le conoscenze e le competenze, anche nel trovare la soluzione ideale per accedere a bandi, corsi e possibili gare o a progetti di formazione finanziata, dunque gratuita per l’azienda. Basti pensare alle centinaia di progetti che puntano al processo di internazionalizzazione delle microimprese. È fondamentale che i singoli dipendenti entrino nella materia proprio per contribuire al successo dell’impresa. È stato comprovato che i benefici non si limitano all’impresa, ma si allargano naturalmente a vantaggio dell’economia del Sistema Paese.
In un flash, viste le potenzialità, quali sono le maggiori difficoltà nell’adottare una strategia finanziaria nelle nostre aziende?
Prima di tutto spesso mancano le conoscenze finanziarie di base. Ancora oggi molti imprenditori si concentrano sul fatturato, mentre occorre focalizzarsi sui flussi di cassa, cioè quanto entra davvero in azienda come liquidità, cioè la differenza tra entrate e uscite monetarie. In verità non è tanto importante quanto si fattura perché dai ricavi di vendita dobbiamo sottrarre costi, ammortamenti e così via. Quello che è importante è il surplus di cassa che rimane. Ci sono imprese che pur di aumentare il fatturato dilazionano i pagamenti ai clienti, ma se non fanno lo stesso con i fornitori si trovano in sbilancio del cosiddetto “capitale circolante netto”. Quindi di fatto si ritrovano in difficoltà nel gestire la liquidità. Puoi essere la migliore azienda del mondo, ma se non sai gestire la parte finanziaria e di liquidità, potresti avere grossi problemi. Non è un caso se alcune aziende sono crollate proprio nel corso del processo per fare un salto dimensionale.
Naturalmente impossibile non parlare di giovani, di startup e di formazione aziendale: oggi fare impresa è una sfida, significa scommettere sul proprio futuro ogni giorno in un contesto economico sempre più incerto con mercati instabili. Dunque per un giovane che inizia a entrare nel mondo imprenditoriale l’educazione finanziaria diventa fondamentale.
Certamente, anche perché spesso chi inizia, magari con una startup innovativa, ha un background tecnico, penso a ingegneri, informatici, ricercatori in genere, ma non una grande conoscenza economico-finanziaria. È invece fondamentale e necessario anche solo per accedere a un finanziamento avere le capacità di progettare un serio business plan. Ma anche solo per partire è necessario avere delle basi di educazione finanziaria, perché un conto è l’idea, un altro è avere le capacità economiche e le conoscenze finanziarie per sostenerla. Ci sono idee bellissime e innovative che saltano o che stentano a venire realizzate per mancanza di quelle capacità e di quelle conoscenze finanziarie fondamentali per sostenere i progetti.
Quindi quali vantaggi può offrire agli imprenditori del segmento microimpresa? Sul fronte formazione, in una impresa già strutturata come introdurre questa materia a supporto di imprenditori e dipendenti? Ci si può affidare a un consulente esterno?
Ci si può affidare a diverse società di consulenza e formazione. Personalmente tutti i giorni, non solo a livello accademico, ma anche come fondatore e amministratore delegato di una società di consulenza e di formazione, mi confronto con piccole e medie realtà imprenditoriali: già partendo dalle spese di marketing e di comunicazione possiamo informare su quali sono i fondi o i bandi per accedere ai finanziamenti disponibili a livello nazionale, regionale e sul fronte europeo. Un semplice corso di lingua inglese può essere spesato, ad esempio, con i fondi messi a disposizione per l’internazionalizzazione. Dunque è facile capire che c’è una enorme differenza tra imprese che puntano sull’educazione finanziaria, anche attraverso consulenze esterne, e quelle che non investono su questa materia.
Tornando a ciò che oggi rappresenta l’educazione finanziaria per i microimprenditori: il legame con la sostenibilità nel processo di sviluppo di una attività è sempre più forte. Anche per l’accesso ai finanziamenti si inizia a parlare di “bilancio di sostenibilità”.
Anche in questa ottica è fondamentale avere una cultura finanziaria magari per sapere che se si tiene un bilancio sociale, o anche una comunicazione in linea con i criteri ESG, si ottengono finanziamenti a tasso agevolato dalle stesse banche o altri strumenti di finanziamento per l’efficientamento energetico a condizioni vantaggiose. Efficientamento che poi produce un risparmio che un’impresa può quindi reinvestire.
Professore, possiamo parlare a questo punto di cultura finanziaria? A che punto siamo in Italia? È esatto dire che prima le microimprese in Italia miglioreranno la propria cultura finanziaria, prima migliorerà tutta la nostra economia?
È proprio così. Sappiamo che a livello di cultura finanziaria a livello personale, nelle varie classifiche OCSE, nel confronto internazionale l’Italia si posiziona agli ultimi posti. Parlando di microimprese, temo che la situazione sia ancora peggiore, in più dico che non si tratta solo di educazione finanziaria, ma anche di educazione assicurativa. Anni fa ho prodotto una ricerca partendo da un data base dell’ANIA, l’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici, che dimostrava il grado di sottoassicurazione delle microimprese, fattore che le espone a grandissimi rischi. Molte aziende non avevano la capacità di mettere a sistema i fondi per assicurarsi. Quindi è fondamentale mettere insieme tutte queste materie.
Come si può accrescere la consapevolezza di come oggi sia fondamentale puntare sull’educazione finanziaria?
Fortunatamente se ne parla sempre di più e grazie al comitato EDUFIN è stato istituito il mese dell’educazione finanziaria che si celebra ogni anno a ottobre. Si promuove l’educazione finanziaria ai singoli, ma anche per le aziende. È importante creare una rete che porti questo messaggio alle microimprese che ne hanno veramente bisogno.
Quale consiglio si sente di dare ad un piccolo imprenditore?
Naturalmente di intraprendere un percorso di educazione finanziaria per la propria impresa dalla contabilità agli aspetti più complessi di gestione, anche attraverso società che si occupano di consulenza, società che spesso forniscono la formazione finanziata e quindi a titolo gratuito. Il secondo passo, ma altrettanto importante, una volta aumentato il livello di conoscenza finanziaria, è quello di continuare a farlo. Uno dei limiti dell’educazione finanziaria fatta una tantum è quello che poi ci si ritrova al punto di partenza.
Professore, a questo punto, possiamo definire l’educazione finanziaria una vera e propria disciplina alleata dei microimprenditori che può regalare una nuova visione strategica nel “fare impresa”. Un supporto per guardare al domani con più certezza grazie ad una maggiore attitudine alla programmazione e quindi ad una aumentata capacità di risposta a possibili criticità esterne?
Oggi non avvalersi della formazione per aumentare il livello di educazione finanziaria rappresenta un rischio, l’economia mondiale sta diventato sempre più complessa. Quello che è successo negli ultimi tre anni, a partire dalla pandemia e da una guerra nel cuore dell’Europa, non ce lo saremmo mai aspettato. Per questo diventa fondamentale sapere come riuscire a reagire da un lato, ma anche essere in grado poi di usufruire di tutta quella serie di bonus messi a disposizione. Molte aziende non lo fanno semplicemente perché non ne conoscono le dinamiche e non sono in grado di agganciarli. Al contrario, avere una buon livello di educazione finanziaria si traduce nell’innalzare le proprie competenze d’impresa e dei propri lavoratori, quindi aumentare il proprio vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti e anche poter aprire nuovi mercati e utilizzare nuove tecnologie come la intelligenza artificiale che sono ormai a bassissimo costo e offrono vantaggi enormi.


