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CONTRASTO DELLA TOSSICITÀ FINANZIARIA E SUSSIDI PER LE DONNE CON TUMORE AL SENO DIALOGO CON LUCIO FORTUNATO
La “tossicità finanziaria e/o economica” è una conseguenza molto frequente della diagnosi di cancro al seno e si concreta nelle ricadute economiche che attanagliano la paziente dopo la diagnosi della malattia.
Benché i costi delle cure rimangano per la più gran parte a carico del SSN, tuttavia le ripercussioni sulla vita sociale, familiare e lavorativa finiscono per tradursi in un aggravio di spese, sovente vieppiù aggravato dalla incapacità di produrre reddito.
I dati e i numeri del fenomeno, sempre più ingravescente, sono tali da rendere l’argomento oggetto di approfondimento da ultimo, da parte del mondo accademico, soprattutto sul versante medico-scientifico, e da talune istituzioni, tra cui in primis l’Ente Nazionale per il Microcredito.
Oltre a favorire il ricorso allo strumento già disponibile del microcredito sociale (ovvero il prestito di importo massimo di 10.000 euro, rivolto a persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica e sociale), l’Ente sta lavorando intensamente per promuovere iniziative sinergiche e sistemiche, stimolando il coinvolgimento di pubbliche amministrazioni regionali e locali, al fine di avviare nuovi progetti di finanziamento in favore delle donne afflitte dalla patologia oncologica.
Il tema presenta un evidente, altissimo rilievo sociale e può segnare l’esordio di innovative metodologie di welfare, per cui è certamente meritevole di adeguato approfondimento, in un’ottica multidisciplinare.
A tal fine, può essere utile un primo confronto con una delle voci più autorevoli in subiecta materia, ovvero il Prof. Lucio Fortunato, Direttore del Centro di Senologia AO San Giovanni Addolorata di Roma e Presidente della Fondazione Prometeus, autore di diversi interventi e promotore di convegni sul tema.
La Sua attività di chirurgo, con molti anni di esperienza nella lotta contro il cancro al seno, la ha portata a conoscere e approfondire anche tematiche che sovente si accompagnano alla patologia, in primis la cosiddetta tossicità finanziaria. Può spiegarci di cosa si tratta?
La tossicità economica è semplicemente un male aggiuntivo che il cancro ci obbliga ad affrontare quando purtroppo ci colpisce. Questo male aggiuntivo, la tossicità economica, colpisce circa il 28% delle donne con diagnosi di tumore della mammella. Questo vuol dire che per una consistente parte della popolazione, la diagnosi di cancro della mammella rappresenta un colpo durissimo anche da un punto di vista prettamente economico, che rischia di aggravare ulteriormente la situazione delle famiglie colpite.
Purtroppo questo non è soltanto un problema prettamente economico finanziario, perché le donne colpite sono spesso appartenenti a gruppi a svantaggio sociale, e ciò si associa a una diminuzione delle attività ricreative in un terzo dei casi, e ad una riduzione dei beni essenziali nel 10% dei casi.
Il tumore del seno è democratico, nel senso che colpisce un numero sempre più ampio di donne, al punto da poter essere considerato pressoché endemico a livello globale. Tuttavia, l’incidenza del male, la tipologia di conseguenze che ne derivano, evidenzia differenze e disparità. Nel nostro Paese, una donna del sud e una del nord si trovano in una posizione ben diversa, è così?
Si, è purtroppo a noi ben noto che il cancro della mammella è causa di diversità e di discriminazione, nel mondo, ma anche in Italia, con le donne delle Regioni del Sud gravate da una sopravvivenza inferiore di almeno 5-6 punti rispetto alle donne residenti nel Regioni del Nord. Da un recente studio di 585 donne con cancro effettuato da Crea Sanità e Andos, la spesa media “Out of Pocket” è stata di € 1.665,00, con un divario molto forte tra il Sud Italia, € 4.129,00 e il Nord Italia, € 890,00.
Esiste una correlazione tra tossicità finanziaria e stato di salute della donna con cancro al seno, e comunque in che modo incide sulle condizioni dell’ammalata?
Vede, noi siamo diventati molto bravi a curare il cancro della mammella nella stragrande maggioranza dei casi, e una recente review ha evidenziato che le recidive loco-regionali soprattutto in alcuni tipi di tumori, quelli ormono-responsivi, che sono i più frequenti, sono inferiori al 5% a 10 anni di distanza.
Tuttavia questo rischia di non essere abbastanza, perché ci sono altri aspetti che fino ad oggi abbiamo completamente dimenticato. Uno studio effettuato su oltre 800 donne trattate presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, ha evidenziato che il 33% delle donne riportano problemi di ansia o depressione moderata o severa; che il 28% delle donne riporta difficoltà familiari moderate o severe, che il 18% delle donne riportano difficoltà lavorative in relazione alla diagnosi di tumore.
La verità è che una donna su sette dopo diagnosi di cancro della mammella riporta una diminuzione del reddito superiore al 30%, (a volte superiore al 50%), e una donna su 10 impiega i propri risparmi per far fronte le proprie necessità in modo significativo
Sotto il profilo della tutela normativa, ultimamente nei convegni su tematiche oncologiche si plaude alla legge sull’oblio oncologico, ma vi sono altre questioni per le quali è auspicabile un intervento del legislatore?
La legge sull’oblio oncologico è una legge giusta e civile, e voglio fare qui i complimenti a tutte le società scientifiche mediche e in particolar modo all’AIOM, che si sono battute con grande convinzione e coraggio per raggiungere questo obiettivo.
Fino a ieri la diagnosi di cancro precludeva la possibilità di accedere a un mutuo per l’acquisto della casa, a una rateizzazione per l’acquisto di una macchina, alla cessione del quinto dello stipendio, all’accesso per un’assicurazione, a volte all’accesso ai concorsi pubblici, all’adozione di un bambino. Questo problema è tanto più grave quanto la diagnosi di cancro della mammella purtroppo coinvolge sempre di più donne sotto i quarant’anni, che sono però spesso guarite, e che rimangono quindi attive nella società per decenni.
La legge 193 del 7 dicembre 2023 dispone che in tutte le fasi di accesso a servizi bancari, finanziari, di investimento e assicurativi, non è ammessa, dopo 5 o 10 anni, la richiesta di informazioni relative allo stato di salute della persona contraente concernente patologie oncologiche, e che le informazioni non possono essere acquisite neanche da fonti diverse dal contraente.
L’avvio di progettualità che utilizzino i prestiti di microcredito sociale (fino a 10 mila euro) per donne affette da cancro al seno può rivestire una funzione utile ai fini del contrasto della tossicità finanziaria?
Deve essere il nostro obiettivo! Dobbiamo garantire a queste donne tutto il supporto, anche economico, in considerazione - e ricordiamocelo sempre - che una donna su 10 interrompe purtroppo la relazione con il proprio partner in seguito alla diagnosi di cancro, quindi, rimane sola.


