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La sfida:sottrarre all’assistenza una quota di esclusi e persone senza reddito per renderli cittadini economicamente indipendenti e sostenibili Itassi di interesse non sono bassi, ma oltre al prestito si ricevono anche servizi Baccini(Ente nazionale): «L’

Corriere della sera Martedì 24 ottobre 2017

A ll’idea romantica del piccolo mondo buonista conipoveri conviene non affezionarsi. Anche nel microcredito valgono le leggi di mercato e vince chi impara a starci dentro. Anzi,la «buona notizia» che la microfinanza dovrebbe portare con sé è proprio questa: la capacità di sottrarre una quota di esclusi, donne e uomini senza reddito né garanzie, alla pura assistenza perrenderli cittadini economicamente indipendenti e sostenibili nel tempo. Lo strumento d’inclusione finanziaria più conosciuto in tanti Paesi del mondo, Italia compresa, si chiama microcredito e venerdì della scorsa settimana sene è parlato intutta Europa come avviene da tre anni a questa parte nella giornata dedicata alla microfinanza, il 20 ottobre.

Gli anni bui della recessione e degli choc del credito non ci hanno lasciato soltanto scandali e sofferenze bancarie.Malgrado tutto, il microcredito ha trovato la sua (micro) strada, potendo beneficiare dell’impegno di tanti protagonisti del Terzo settore e dello sforzo ancora in atto per far compiere, anche nel nostro Paese, un salto di qualità al social business. L’accelerazione I numeri assoluti restano per ora di nicchia, ma va segnalata l’accelerazione recente e «non a caso registrata con i segnali di ripresa economica».

Almeno secondo l’ex ministro Mario Baccini presidente dell’Ente nazionale per il Microcredito, ente pubblico che regola il settore.Il monitoraggio segnala circa 50 domande al giorno di accesso ai microprestiti, in prevalenza inoltrate da aspiranti microimprenditori. Una varia platea che comprende neo laureati e immigrati, donne, disoccupati over 50. Se ritardi o mancati rimborsi risultano vicini allo zero virgola non è solo perché c’è una tendenza dei «poveri» a restituireisoldi con più solerzia dei «ricchi» ma perché al servizio dei candidati all’inclusione viene messo in campo un modello di alfabetizzazione finanziaria e di formazione alle dinamiche imprenditoriali più o meno di qualità ma al quale, in ogni caso, i «normalmente bancabili» non accedono.

Il modello eitassi Dice Andrea Limone, amministratore delegato di PerMicro, la storica e maggiore finanziaria italiana specializzata e vigilata dalla Banca d’Italia: «Il microcredito non tratta di solo accesso ai soldi. Questi da soli non bastano, come è ovvio, ad assicurare il successo dell’operazione. Una volta accertato che comunque ci siano le attitudini, lo spirito imprenditoriale in chi chiede il prestito, la questione vera sono le competenze, sulle quali bisogna lavorare.

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